di Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi
(Articolo pubblicato sul numero 5-6 della rivista Ricerca della FUCI )
Il sistema italiano dell’università e della ricerca si trova in una situazione molto critica. Sono diversi i fattori che hanno contributo a creare una situazione che sta rapidamente distruggendo le poche eccellenze universitarie di questo paese. Una politica miope e scarsamente interessata al problema della programmazione del sistema universitario, una classe dirigente accademica inadeguata ed in parte anche corrotta, gruppi di pressione a diversi livelli che hanno sempre anteposto l’interesse particolare a quello generale. Forse tra i tanti problemi, il principale è che la ricerca in Italia sia trattata come una sorta di bene di lusso cui si può rinunciare quando i soldi scarseggiano e questo succede indipendentemente dal colore politico del Governo in carica. Tuttavia, per restare ai tempi più recenti, bisogna distinguere quello che ha fatto l’ultimo governo Prodi da quello che hanno fatto i due governi Berlusconi. Nel primo caso c’è stata una gestione disattenta ed approssimativa accompagnata da dichiarazioni roboanti su quello che si sarebbe voluto fare per l'università e la ricerca. Ci sono stati dei tagli, ma sono stati limitati. Si sono fatte delle cose sbagliate, come ad esempio la stabilizzazione dei precari degli enti di ricerca, ma soprattutto non c'è stata l'attenzione e la cura necessarie verso il sistema università-ricerca che il caso avrebbe richiesto. Ma con il governo Berlusconi i tagli sono stati enormi, tanto che alcune università non saranno in grado di pagare gli stipendi ai propri docenti nel prossimo futuro. E le riforme sono state a senso unico: rafforzare i forti, i baroni, i rettori, prendendosela con i deboli, ovvero con chi sta ancora ai margini del sistema universitario. Il fatto è che il “ritorno” per l'investimento sull'istruzione superiore e la ricerca richiede tempi lunghi, così come un intervento di riforma serio. Nessuno ha il tempo, la voglia e le capacità di gestire questo sistema, a partire da questa classe politica e fino alla classe dirigente dell'accademia e degli enti di ricerca (sempre con le dovute e sparute eccezioni).