L’università italiana cambia. Una serie di interventi legislativi ha ridisegnato l’organizzazione interna dell’università pubblica, mutandone profondamente la governance. Sono state modificate anche le procedure per il reclutamento dei docenti e dei ricercatori Inoltre, un sistema di valutazione dovrebbe presto entrare in funzione a pieno regime, introducendo novità significative, che avranno conseguenze per il reclutamento, le progressioni di carriera e il finanziamento degli atenei. Si tratta di provvedimenti che riprendono in parte spunti emersi in decenni di dibattito sui difetti dell’università pubblica italiana.
Il modo in cui tali provvedimenti sono stati concepiti e portati avanti dall’attuale governo non ne inficia taluni aspetti positivi: occorre infatti ripristinare la capacità di tener fede alla propria missione istituzionale da parte degli atenei del paese, così come l’immagine dell’Università italiana all’interno del paese stesso. Tuttavia, un giudizio sulle buone intenzioni del cuoco non garantisce affatto che tutte le pietanze che prepara siano ugualmente ben riuscite. Ce ne saranno di buone e di meno buone, e non si può escludere che qualcuna si riveli, con il tempo, nociva per la salute di chi se ne ciba.
La ragione per cui poniamo questo problema è che nell’università lavoriamo, e vorremmo continuare a fare il nostro lavoro nel modo migliore a lungo. Infatti, contrariamente a quel che certe campagne di stampa vorrebbero far credere, l’università italiana non è fatta solo di “precari” e “baroni”. Ci sono migliaia di ricercatori e professori nella fascia d’età tra i trentacinque e i quarantacinque anni. Preparati, spesso con esperienze di ricerca all’estero, e con pubblicazioni internazionali. Persone che hanno investito e vogliono continuare a investire tempo e passione nell’università di questo paese, le cui voci fino ad ora hanno trovato ben poco accoglienza da parte degli organi di stampa e hanno faticato a raggiungere l’opinione pubblica.
Per questo abbiamo ritenuto utile promuovere un incontro che si terrà all’università di Milano (il 30 settembre, aula 420 di via Festa del Perdono, ore 11.00) per discutere delle pietanze che stanno per esserci servite, cominciando dalla valutazione della ricerca individuale e dall’impatto che essa avrà sul reclutamento e sulla carriera di docenti e ricercatori. Invitiamo tutti coloro che sono interessati a partecipare e, se ritengono, a portare il proprio contributo di idee per aiutarci a capire se ci sono aspetti del sistema di valutazione che si prospetta che potrebbero essere migliorati, anche alla luce delle critiche cui vengono sottoposti sempre più di frequente quelli in vigore già da tempo in altri paesi, in particolare nel Regno Unito, cui il nostro è parzialmente ispirato.
Antonio Banfi Mario Ricciardi Vito Velluzzi
In questi ultimi mesi s'è creata una sorta di partito di "furbetti della valutazione" che sostiene che una serie di discipline non possa essere soggetta al sistema di valutazione proposto dall'ANVUR. L'alternativa proposta consiste in un drastico livellamento verso il basso, attribuendo, ad esempio, peso uguale o simile ad un articolo internazionale su rivista blind peer reviewed e ad un capitolo in un libro in italiano... Questo accade non solo nei settori umanistici, ma addirittura in ambito tecnico, come dimostra il documento presentato all'ANVUR dalla conferenza dei presidi di architettura (purtroppo non reso disponibile on line sul loro sito www.cpa.polito.it) la quale per l'area disciplinare 08 Ingegneria e architettura sostiene che a) all'area 08 vadano applicati i criteri dei settori umanistici b) non ci siano riviste internazionali sui temi 08 e comunque la produzione scientifica non ha come output significativo articoli su tali riviste c) non ci siano banche dati di settore che indicizzino riviste e libri su quelle materie. Giacché questo è palesemente smentito da qualsiasi ricerca su Google e da molti curricula dei candidati a qualsiasi concorso di ricercatore o professore, sarebbe interessante che qualche esponente di questo partito fosse invitato all'incontro, ma sarebbe anche un grande aiuto da parte dei ricercatori abituati a sistemi e livelli di valutazione analoghi a quelli del resto del mondo se creassero occasioni di dialogo su questo tema coinvolgendo i settori disciplinari più vari. Anche perchè il sistema della ricerca è uno, e lasciare che venga indebolita la qualità di una parte alla lunga indebolirà (ancora di più) tutti.
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