"I ricercatori non crescono sugli alberi" è il titolo del libro scritto a quattro mani da Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi sulla ricerca e l'università in Italia. E' stato pubblicato da Laterza a gennaio 2010. A cosa serve la ricerca, perché finanziarla, cosa fanno i ricercatori, che relazione c'è tra ricerca ed insegnamento, come riformare il sistema della ricerca e dell'università, a quali modelli ispirarsi. Due cervelli non in fuga denunciano la drammatica situazione italiana e cosa fare per uscire dalle secche della crisi. Perché su una cosa non c'è dubbio: se ben gestito, il finanziamento alla ricerca non è un costo ma l'investimento più lungimirante che si possa fare per il futuro del paese e delle nuove generazioni.
venerdì 6 aprile 2012
Chi valuta i valutatori? | Francesco Sylos Labini | Il Fatto Quotidiano
Chi valuta i valutatori? | Francesco Sylos Labini | Il Fatto Quotidiano
...In totale si avranno circa 250,000 pubblicazioni da esaminare e il costo dell’intera operazione può essere stimato essere di circa 300 milioni di euro. Ricordandoci che il finanziamento all’università si posiziona agli ultimi posti tra i paesi con cui vorremmo “competere”, ci si chiede se a questo notevole investimento di risorse pubbliche corrisponderà un adeguato “ritorno”. Chiaramente la risposta a questa domanda dipende da come sarà eseguita la valutazione...
...In totale si avranno circa 250,000 pubblicazioni da esaminare e il costo dell’intera operazione può essere stimato essere di circa 300 milioni di euro. Ricordandoci che il finanziamento all’università si posiziona agli ultimi posti tra i paesi con cui vorremmo “competere”, ci si chiede se a questo notevole investimento di risorse pubbliche corrisponderà un adeguato “ritorno”. Chiaramente la risposta a questa domanda dipende da come sarà eseguita la valutazione...
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Forse ho travisato il senso del post ma mi sembra che la qualità della valutazione non c'entri nulla.
RispondiEliminaSe la quantità di soldi investiti nella valutazione è superiore alla quota distribuita in modo discrezionale sulla base del merito mi sembra che il gioco non valga la candela.
Questo è un problema anche a livello europeo in cui la quantità di mesi uomo spesi nell'elaborare proposte è equiparabile ai fondi distribuiti.
Con queste premesse conta poco la qualità della valutazione perché resta il paradosso di una operazione il cui costo è comunque superiore al beneficio.
La situazione è più complessa perché la posta in gioco dovrebbe essere un 15% del FFO e dunque non sarebbe una cifra irrilevante.
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