"I ricercatori non crescono sugli alberi" è il titolo del libro scritto a quattro mani da Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi sulla ricerca e l'università in Italia. E' stato pubblicato da Laterza a gennaio 2010. A cosa serve la ricerca, perché finanziarla, cosa fanno i ricercatori, che relazione c'è tra ricerca ed insegnamento, come riformare il sistema della ricerca e dell'università, a quali modelli ispirarsi. Due cervelli non in fuga denunciano la drammatica situazione italiana e cosa fare per uscire dalle secche della crisi. Perché su una cosa non c'è dubbio: se ben gestito, il finanziamento alla ricerca non è un costo ma l'investimento più lungimirante che si possa fare per il futuro del paese e delle nuove generazioni.
mercoledì 13 luglio 2011
La scienza del culto dei cargo
La discussione su che tipo di disciplina sia l’economia, oggetto del mio ultimo post, ha generato un gran dibattito nei commenti. Non potendo rispondere a tutti vorrei precisare dei punti che forse sono stati malintesi da parte di qualcuno. Il primo punto è che non sostengo affatto che le scienze esatte (scusate per la traduzione maccheronica di hard science) siano migliori delle altre discipline, ma che l’oggetto di studio è differente e soprattutto più limitato: queste condizioni permettono di usare una metodologia più rigorosa. Ad esempio, in fisica ci si occupa di problemi molto circoscritti proprio perché si pretende tantissimo, ovvero si pretende che una teoria sia falsificabile e gli esperimenti siano riproducibili. Una teoria è falsificabile se è capace di fare delle predizioni quantitative di fenomeni non ancora noti che possono essere testate nei dati (oltre chiaramente a spiegare quello che già si conosce).
Per soddisfare queste condizioni bisogna sacrificare parecchio e limitarsi a fenomeni piuttosto semplici se paragonati alla complessità della dinamica umana, perché in pratica significa che è necessario controllare le condizioni al contorno di un fenomeno naturale: isolare la causa di ogni fenomeno, valutare ogni effetto singolarmente, ecc. Nel caso delle scienze naturali troviamo inoltre diverse gradazioni: dalla situazione in cui gli esperimenti sono fattibili in laboratorio in diverse condizioni, come in fisica, in chimica, ecc., al caso delle scienze che sono invece principalmente basate sulle osservazioni, come ad esempio la geologia o l’astrofisica. Inoltre, come ci ha insegnato la storia della scienza, non basta costruire, usando la matematica, un’apparente rigore scientifico. Per andare al punto vorrei riproporre l’illuminante lezione magistrale sul senso della scienza e dell’etica scientifica del famoso fisico Richard Feynman:
“Nei mari del Sud vive un popolo che pratica infatti il culto dei cargo: durante la seconda guerra mondiale hanno visto atterrare aerei carichi di ogni ben di Dio, ed ora vorrebbero che la cosa continuasse. Hanno tracciato sul terreno delle specie di piste; accendono fuochi ai loro lati; hanno costruito una capannuccia in cui si siede un uomo con due pezzi di legno a mo’ di cuffie, e da cui sporgono dei bambù a mo’ d’antenne radio (l’uomo rappresenta il controllore di volo); ed aspettano che gli aerei atterrino. Fanno tutto correttamente; la forma è perfetta e rispetta quella originale: ma la cosa non funziona. Non atterra nessun aereo.
Così parlo di scienze da cargo cult: sono scienze che seguono i precetti e le forme apparenti dell’indagine scientifica ma alle quali, però, manca un elemento essenziale, visto che gli aerei non atterrano. A questo punto dovrei indicarvi l’elemento mancante. Sarebbe però altrettanto difficile dello spiegare agli isolani dei mari del Sud come procedere per far funzionare il loro sistema ed arrivare ad un certo benessere. Non si tratta di una cosa semplice, come dir loro di migliorare la forma delle cuffie. Ma c’è soprattutto una cosa che in genere manca nelle scienze da cargo cult: un’idea che tutti ci auguriamo abbiate imparato a scuola; non la esplicitiamo mai, speriamo che la scopriate da soli grazie a tutti gli esempi di indagine scientifica che avete studiato. Ora invece sarà interessante formularla apertamente.
Si tratta dell’integrità scientifica. Un principio del pensiero scientifico che corrisponde essenzialmente ad una totale onestà, ad una disponibilità totale. Per esempio, quando si effettua un esperimento bisogna riferire tutto ciò che potrebbe invalidarlo, e non soltanto quello che sembra in accordo con le aspettative; le altre cause che potrebbero insomma originare gli stessi risultati… (…) …Sappiamo per esperienza che la verità finisce sempre col venire a galla. Altri scienziati ripeteranno il vostro esperimento, e scopriranno se era corretto o no. I fenomeni della natura saranno o no in accordo con la vostra teoria. E magari otterrete una fama temporanea ma, se non avrete lavorato con accuratezza, la vostra reputazione di scienziato non sarà buona. Sono questa integrità, questa volontà di non autoingannarsi, che mancano alla ricerca delle scienze da cargo cult… Vi auguro una cosa sola: la fortuna di trovarvi sempre in una situazione che vi consenta di mantenere liberamente l’integrità di cui ho parlato, e di non sentirvi costretti a perderla per conservare il posto, trovare fondi, o altro. Possiate voi avere questa libertà.”
(Pubblicato su Il Fatto Quotidiano)
Per soddisfare queste condizioni bisogna sacrificare parecchio e limitarsi a fenomeni piuttosto semplici se paragonati alla complessità della dinamica umana, perché in pratica significa che è necessario controllare le condizioni al contorno di un fenomeno naturale: isolare la causa di ogni fenomeno, valutare ogni effetto singolarmente, ecc. Nel caso delle scienze naturali troviamo inoltre diverse gradazioni: dalla situazione in cui gli esperimenti sono fattibili in laboratorio in diverse condizioni, come in fisica, in chimica, ecc., al caso delle scienze che sono invece principalmente basate sulle osservazioni, come ad esempio la geologia o l’astrofisica. Inoltre, come ci ha insegnato la storia della scienza, non basta costruire, usando la matematica, un’apparente rigore scientifico. Per andare al punto vorrei riproporre l’illuminante lezione magistrale sul senso della scienza e dell’etica scientifica del famoso fisico Richard Feynman:
“Nei mari del Sud vive un popolo che pratica infatti il culto dei cargo: durante la seconda guerra mondiale hanno visto atterrare aerei carichi di ogni ben di Dio, ed ora vorrebbero che la cosa continuasse. Hanno tracciato sul terreno delle specie di piste; accendono fuochi ai loro lati; hanno costruito una capannuccia in cui si siede un uomo con due pezzi di legno a mo’ di cuffie, e da cui sporgono dei bambù a mo’ d’antenne radio (l’uomo rappresenta il controllore di volo); ed aspettano che gli aerei atterrino. Fanno tutto correttamente; la forma è perfetta e rispetta quella originale: ma la cosa non funziona. Non atterra nessun aereo.
Così parlo di scienze da cargo cult: sono scienze che seguono i precetti e le forme apparenti dell’indagine scientifica ma alle quali, però, manca un elemento essenziale, visto che gli aerei non atterrano. A questo punto dovrei indicarvi l’elemento mancante. Sarebbe però altrettanto difficile dello spiegare agli isolani dei mari del Sud come procedere per far funzionare il loro sistema ed arrivare ad un certo benessere. Non si tratta di una cosa semplice, come dir loro di migliorare la forma delle cuffie. Ma c’è soprattutto una cosa che in genere manca nelle scienze da cargo cult: un’idea che tutti ci auguriamo abbiate imparato a scuola; non la esplicitiamo mai, speriamo che la scopriate da soli grazie a tutti gli esempi di indagine scientifica che avete studiato. Ora invece sarà interessante formularla apertamente.
Si tratta dell’integrità scientifica. Un principio del pensiero scientifico che corrisponde essenzialmente ad una totale onestà, ad una disponibilità totale. Per esempio, quando si effettua un esperimento bisogna riferire tutto ciò che potrebbe invalidarlo, e non soltanto quello che sembra in accordo con le aspettative; le altre cause che potrebbero insomma originare gli stessi risultati… (…) …Sappiamo per esperienza che la verità finisce sempre col venire a galla. Altri scienziati ripeteranno il vostro esperimento, e scopriranno se era corretto o no. I fenomeni della natura saranno o no in accordo con la vostra teoria. E magari otterrete una fama temporanea ma, se non avrete lavorato con accuratezza, la vostra reputazione di scienziato non sarà buona. Sono questa integrità, questa volontà di non autoingannarsi, che mancano alla ricerca delle scienze da cargo cult… Vi auguro una cosa sola: la fortuna di trovarvi sempre in una situazione che vi consenta di mantenere liberamente l’integrità di cui ho parlato, e di non sentirvi costretti a perderla per conservare il posto, trovare fondi, o altro. Possiate voi avere questa libertà.”
(Pubblicato su Il Fatto Quotidiano)
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