Se da un lato l’abbassamento dell’età pensionabile è auspicabile, almeno per rimetterci in linea con gli altri paesi sviluppati (e non!), dall’altro è chiaro che l’innalzamento dell’età alla quale si viene assunti nel mondo universitario aggraverà la situazione dei nuovi dipendenti. La diminuzione dell’età pensionabile funzionerà a tutto danno proprio delle ultime generazioni, quelle più penalizzate dalla situazione che si è creata negli ultimi tre decenni. Chi è assunto a 40 o 45 anni riuscirà ad andare in pensione con un’anzianità contributiva che gli permetta di sopravvivere dignitosamente?
Il problema è dunque di importanza fondamentale per qualsiasi tentativo serio di riforma (e l'attuale Gelmini disegno di legge semplicemente non lo considera). Ma insieme a questo c'è il problema del pensionamento massiccio che inevitabilmente avverrà nel prossimo decennio quando il famoso"tsunami" arriverà alla costa dell'età pensionabile. Si può stimare che 1/3 dei docenti attuali andranno in pensione dell'arco di pochi anni (vedi la figura a lato che mostra la distribuzione in età dei docenti universitari nel 1997 e nel 2008), mentre il numero di precari è stimato essere dello stesso ordine di grandezza del numero di docenti di ruolo (circa 60,000 unità). Di nuovo, un tentativo di riforma serio, come pure un'opposizione politica consapevole e responsabile, dovrebbe tenere presente la dimensione di questi fenomeni e capire quali siano le conseguenze per l'università per intervenire in tempo. Senza lasciare che sia il sistema stesso a cercare da solo delle vie di sopravvivenza (docenti a contratto) e senza creare le condizioni per una massiccia ope-legis. Mentre si capiscono le mire della riforma Gelmini, lo smantellamento dell'università pubblica, non si riesce a capire perché l'opposizione parlamentare del PD non riesca ad uscire da uno stato di subalternità culturale ed elaborare delle proposte sistematiche per una riforma del sistema universitario e della ricerca che tengano in considerazioni quali siano i problemi reali dell'università, sia attuali che in prospettiva. L'abbassamento dell'età pensionabile è sì una proposta concreta che va nella direzione giusta, ma deve essere integrata da una visione lungimirante del ruolo dell'università che non si riesce a capire quale sia.
Dovrei essere a lezione e invece, a causa della mobilitazione dei ricercatori e del personale docente dell'università, sono a casa e sto leggendo volentieri il vostro blog; la vosta analisi è precisa ed equilibrata. Continuo a seguirvi!
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