"I ricercatori non crescono sugli alberi" è il titolo del libro scritto a quattro mani da Francesco Sylos Labini e Stefano Zapperi sulla ricerca e l'università in Italia. E' stato pubblicato da Laterza a gennaio 2010. A cosa serve la ricerca, perché finanziarla, cosa fanno i ricercatori, che relazione c'è tra ricerca ed insegnamento, come riformare il sistema della ricerca e dell'università, a quali modelli ispirarsi. Due cervelli non in fuga denunciano la drammatica situazione italiana e cosa fare per uscire dalle secche della crisi. Perché su una cosa non c'è dubbio: se ben gestito, il finanziamento alla ricerca non è un costo ma l'investimento più lungimirante che si possa fare per il futuro del paese e delle nuove generazioni.
venerdì 19 febbraio 2010
Cattedra fino a 75 anni solo per i professori ordinari: un emendamento del governo bocciato
La maggioranza ha recentemente proposto un emendamento al 1441-quater, che permetteva ai professori di rimanere "fuori ruolo", pagati dall'INPS ma mantenendo tutti gli incarichi (direttori etc) per 5 anni, cioé fino a 75 anni di età. Quindi il fuori ruolo che con tanta fatica era stato abolito dal governo Prodi (cosi' come il biennio aggiuntivo) adesso sembra poter ritornare dalla finestra. Su questo emendamento il PD ha fatto opposizione, e grazie a 4 casi di coscienza della maggioranza che si sono astenuti la maggioranza è andata sotto e l'emendamento non è passato.
Nel suo lucido intervento Giovanni Bachelet ribadisce il fatto che "In questo spirito ritengo che dovremmo andare verso la pensione a 65 anni per tutti i docenti senza distinzione di fasce" Qui altri interventi contrari.
Qui la nostra analisi dell'invecchiamento del corpo docente e l'analisi dei costi Infine qui vari articoli sul tema del pensionamento "anticipato" per i docenti universitari. Ricordiamo che nei paesi Europei l'età della pensione è generalmente fissata a 65 anni. Negli Stati Uniti non c'e' limite ma la carriera non e' legata all'anzianita' (vedi qui e qui ).
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Sarei grato se si potesse conoscere il nome dei 4 senatori PdL che hanno votato contro.
RispondiEliminaVorrei ringraziarli personalmente.
sul tema dell'età di pensionamento dei ricercatori segnalo la proposta dell'APRI (associazione precari della ricerca italiani) www.ricercatoriprecari.blogspot.com
RispondiEliminaEd io segnalo la proposta simile a quella (anzi embrione della) APRI fermentata nella Via-academy. Basta cercare con Goggle 'Legge 3 ricercatori' - it comes on top!
RispondiEliminaNella ricerca le differenze più grandi non derivano dall'età ma dal talento dei ricercatori. Gli studi fatti su dati USA indicano che la produttività dei ricercatori cresce con l'età e poi tende a decrescere dopo un picco che varia attorno ai 50 anni e cambia con il field. Il problema è quello di creare un sistema di incentivi che consentano di orientare le scelte accademiche verso il merito. Gli economisti spiegano come ogni professione sia scelta sulla base del reddito che ne deriva nell'arco della vita lavorativa. Se questa si riduce l'incentivo sarà minore. Oggi si entra nell'università a 35 anni dopo 10 anni di precariato. Sarebbe meglio prevedere un sistema retributivo meno sperequato fra i 3 livelli e che porti a valutare se a 65 anni il singolo docente abbia una produttività che giustifichi la scelta di tenerlo in attività o mandarlo in pensione. Certo che se lo stato italiano continuasse a non finanziare la ricerca il risultato di un sistema simile sarebbe scontato.
RispondiEliminaErasmo Papagni
Caro Erasmo, il discorso è complesso e rimando al post
RispondiEliminahttp://ricercatorialberi.blogspot.com/2010/06/sul-pensionamento-dei-docenti.html per una discussione più dettagliata. Che il picco si raggiunga prima dei 50 anni non c'è dubbio, il problema qui da noi riguarda gli over 70....